ARCOmadrid ha concluso la sua 44ma edizione con il pensiero già all’anno prossimo, sfiorando di nuovo i 95mila visitatori, ma senza riuscire a superare il famigerato tetto dei 100mila. La direttrice Maribel López l’ha definita una fiera «tranquilla» e lo è stata anche nelle vendite. Sono tornate a casa con i rispettivi galleristi le opere da 6 zeri, ma ci sono state comunque vendite importanti come la scultura dell’artista britannico Anthony Gormley, vincitore del Turner Prize nel 1994, che la galleria Thaddaeus Ropac, vera e propria multinazionale dell’arte con sedi in mezzo mondo, ha venduto già il primo giorno della fiera per 550mila sterline (oltre 650mila euro). In questi tempi incerti i galleristi sono sempre più restii a dare informazioni sulle vendite e la fiera non le ha mai date. Si può solo fare affidamento sui comunicati di musei e fondazioni e soprattutto sull’ambiente che si respira nella fiera, sui sorrisi più o meno frequenti sui volti stanchi dei galleristi e sull’entusiasmo degli artisti, visto che anche la consuetudine di contrassegnare le vendite realizzate con il puntino rosso è sempre meno in auge. Gli italiani come d’abitudine sono moderatamente contenti. «Vendite ne abbiamo avute, ma preferiamo non sbilanciarci» dice Vania Stefanucci della galleria P420 di Bologna. Soddisfatti anche nel bellissimo stand dello Studio Trisorio di Napoli, la più veterana delle gallerie italiane a ARCO, che stava per concludere alcune vendite superiori ai 20mila euro. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, la collezionista italiana più conosciuta a Madrid, si è vista solo il primo giorno nei corridoi della fiera, dove Mendes Wood esponeva opere di Pol Taburet, l’artista protagonista della mostra organizzata dalla Fondazione torinese nel recentemente restaurato Padiglione degli Esagoni della Casa de Campo di Madrid.
Senza dubbio la grande trionfatrice dell’edizione è stata la pittura anche se le opere tessili sono arrivate in massa sul mercato, a scapito della fotografia e del video, ormai praticamente sparito insieme alle opere più sperimentali che sopravvivono nelle gallerie più coraggiose. I budget dei collezionisti che frequentano ARCO sembrano più ridotti di un tempo e le opere più vendute sono state quelle sotto i 50mila euro, complici anche le promesse incompiute del Ministro della Cultura Ernesto Urtasum, che l’hanno sorso aveva assicurato una riduzione dell’IVA. ADN di Barcellona ha venduto a 25mila euro varie edizioni dell’opera più fotografata di ARCO, il lavastoviglie con 17 piatti con l’effigie dei leader della destra internazionale di Eugenio Merino. Anche se l’associazione MAV lamentava la riduzione della presenza di donne artiste, queste hanno predominato nelle vendite.
Senza dubbio la grande trionfatrice dell’edizione è stata la pittura anche se le opere tessili sono arrivate in massa sul mercato, a scapito della fotografia e del video, ormai praticamente sparito insieme alle opere più sperimentali che sopravvivono nelle gallerie più coraggiose. I budget dei collezionisti che frequentano ARCO sembrano più ridotti di un tempo e le opere più vendute sono state quelle sotto i 50mila euro, complici anche le promesse incompiute del Ministro della Cultura Ernesto Urtasum, che l’hanno sorso aveva assicurato una riduzione dell’IVA. ADN di Barcellona ha venduto a 25mila euro varie edizioni dell’opera più fotografata di ARCO, il lavastoviglie con 17 piatti con l’effigie dei leader della destra internazionale di Eugenio Merino. Anche se l’associazione MAV lamentava la riduzione della presenza di donne artiste, queste hanno predominato nelle vendite.
March 10, 2025